Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone

Il sindaco del rione Sanità, il testo di Eduardo rivive al cinema grazie a Mario Martone

Nella frenesia delle giornate alla Mostra del Cinema a Venezia può capitare di arrivare a vedere un film in concorso senza aver letto altro che il titolo: “Il Sindaco del rione Sanità”. Il primo pensiero è al grande Eduardo e subito ad una trasposizione cinematografica del colosso della commedia napoletana e poi immagino però un taglio alla “Gomorra” il che non mi entusiasma affatto.

Diciamo perciò che entro in sala con qualche pregiudizio. Le prime scene sembrano confermare la mia paura di veder sciupata l’opera originale ma devo subito ricredermi e iniziare ad apprezzare lo stile di recitazione degli interpreti, più vicino al mondo della prosa che a quello cinematografico. Si cominciano a delineare i contorni dell’ambiente in cui Antonio Barracano (Francesco Di Leva) o meglio “Don Antonio” il “Sindaco” opera: chi ha Santi va in paradiso chi non li ha si rivolge a lui.

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Una scena del film

E’ un uomo d’onore con un passato che svelerà in un meraviglioso assolo su una terrazza sulle pendici del Vesuvio. Proprio questo passato lo fa diventare non un uomo che amministra il crimine ma la giustizia: tutti gli riconoscono questo ruolo e lo ossequiano anche se le decisioni prese da Don Antonio sono a volte incomprensibili al volgo. C’è una riverenza che è la chiave di questo equilibrio da lui gestito: un’umanità variegata si rivolge a lui e per i motivi più disparati e il “Sindaco” ha per tutti una soluzione che allontani dalla guerra. E’ questo tema della guerra forse al centro di tutto. Fino alla fine darà tutto sé stesso perché si evitino lotte intestine, faide e omicidi.

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Il photocall a Venezia ’76 – Anno 2019

Durante il film si resta basiti di fronte a certe decisioni, come quella che porta Don Antonio a dare la colpa alla moglie anziché al cane che l’ha azzannata, ma con lo scorrere del film si riesce a dare un senso a tutto nell’ottica di una giustizia che viene somministrata “uguale per tutti”. L’incontro con Rafiluccio, un ragazzo che ha deciso di uccidere suo padre, fa decidere a Don Antonio di dare tutto sé stesso per evitare che il ragazzo possa fare gli stessi suoi sbagli di gioventù. Grandissima interpretazione di Francesco Di Leva e di tutto il cast: vengono tutti dal NEST (Napoli Est Teatro) e saranno in grado di riportare un classico in chiave contemporanea. Nell’opera originale il protagonista ha 75 anni, nell’opera di Martone ne ha meno della metà ma questo a sottolineare come il ruolo di boss nella malavita sia ormai spesso rivestito da giovanissimi e che a prescindere dall’età anagrafica sono le situazioni che fanno diventare “rispettabile” un uomo. Anche se il tema è quello della “mala” napoletana Martone riesce a spostare l’obiettivo puntandolo sull’umanità che personaggi così controversi come Don Antonio fanno fatica a metter fuori per paura di perdere il loro carisma ma alla fine sarà ciò che resterà nello spettatore. Ottima la regia, efficaci le inquadrature e grande interpretazione di tutti gli attori. Un grande film degno di Venezia ‘76.

 

IL Sindaco del Rione Sanità

Il regista Mario Martone