Gli “Uccelli” di Hitchcock

Sceneggiato da Evan Hunter – pseudonimo dell’italo-americano Salvatore Alberto Lombino, suo padre di Ruvo del Monte – uno dei massimi scrittori americani del Novecento

Sono trascorsi cinquantacinque anni da quel terrificante film che ancora oggi non smette d’impressionare: Gli uccelli di Alfred Hitchcock.
Lunghe settimane di preparazione del suo “The birds”, con quell’angoscia primordiale piovuta dal cielo, da quelle creature fino ad allora innocue che si ribellano all’uomo e al suo tentativo di compromettere irrimediabilmente la natura. Un autore, Hitchcock, che come pochi ha saputo guardare lontano, e che solo in questo film non ha scritto la parola “The end”. Una scena girata e non inserita nel film riguardava Melanie e Mitch che, scherzando, provano a spiegarsi gli attacchi degli uccelli (ai quali, nel film, non viene data una vera, definitiva spiegazione); ma di questa scena sono rimasti pochi frammenti ed ovviamente la sceneggiatura. Evan Hunter aveva scritto un finale diverso, che non venne mai girato (forse perché avrebbe richiesto un ulteriore mese di lavoro) nel quale Mitch con la sua famiglia e Melanie, escono dalla casa assediata dai corvi ed in macchina attraversano il paese completamente devastato e messo a soqquadro, mentre un gruppo di uccelli li attacca cercando di forare il tettuccio dell’auto decappottabile. Ispirato dal romanzo di Daphne Du Maurier, l’ormai film-cult di Hitchcock, presentato a Cannés nel 1963, ha avuto come sceneggiatore uno scrittore di gialli fra i più prolifici del secolo scorso: Evan Hunter, dicevamo, ovvero Ed McBain, ovvero Salvatore Lombino, di chiare origini italiane. E lucane. Con questi due pseudonimi, ma non soltanto con questi, firmò molte delle sue opere. Ma il nome di battesimo era italiano. Le sue origini affondano nell’Appennino lucano. I genitori partirono nel 1900 da Ruvo del Monte (Potenza) alla volta di New York City, dove lo scrittore nacque il 15 ottobre 1926. Nel 1952 aveva ottenuto l’autorizzazione a cambiare il proprio nome in Ed McBain. Centinaia sono i romanzi pubblicati, soprattutto polizieschi, e molte le sceneggiature, firmate non solo con Evan Hunter. Quello di Ed McBain è ad esempio la firma della sua vasta produzione poliziesca. Fra gli altri pseudonimi usati figurano anche Richard Marsten, Hunt Collins, Ezra Hannon e Curt Cannon. È con Evan Hunter che ha siglato quelli che sono probabilmente i suoi romanzi di maggiore impegno: “Il seme della violenza” (The blackboard Jungle, del 1954) da cui l’omonimo film, e la sceneggiatura originale del film Gli uccelli. Si può dunque affermare che il film fra i più raccapriccianti di Hitchcock ha radici lucane. Come Ed McBain ha invece firmato la famosa serie di romanzi dell’87° Distretto e la serie di Matthew Hope. Un continuo peregrinare tra uno pseudonimo e l’altro. Una scelta che non sembra dettata dalla moda, né da una stravagante mania. Non se ne servì come facevano alcuni monaci medioevali per sfuggire alla scomunica, né come facevano le timide poetesse di un tempo per declamare liberamente lamenti d’amore. Salvatore Alberto Lombino era semplicemente convinto che uno scrittore di romanzi con nome italiano non avrebbe mai sfondato. Come dichiarò: “I had a name that would have been marvelous in Naples, but not in New York, at least not in publishing circles.” (Ho un nome che sarebbe stato meraviglioso a Napoli, ma non a New York e né tanto meno nell’ambiente degli Editori). “Il Seme della Violenza” costituisce la sceneggiatura originale del film con Glenn Ford e un giovane Sidney Poitier. Il film sarà considerato il primo film rock della storia del cinema, sia per la tematica che per la colonna sonora. Anche “The Streets of Gold” (Le strade d’oro) lo firmerà con Evan Hunter. E’ un romanzo autobiografico, scritto nel 1974, definito dall’autore come il più appassionante dei suoi libri. E’ incentrato sulla vita di un pianista jazz non vedente. La vicenda si svolge a New York, nell’Est Harem, in un’epoca in cui gli emigranti italiani costituivano una componente significativa fra le comunità che affollavano Manhattan. Il ragazzo intorno al quale si sviluppano gli eventi raccontati da “Le strade d’oro” ha un rapporto profondo con il nonno (Francesco Di Lorenzo), emigrato da Fiormonte, pseudonimo di Ruvo del Monte, alla ricerca delle Strade dell’Oro, quelle di New York. Nella parte iniziale del libro il ragazzo riporta i racconti della sua famiglia e la saga che ha portato il nonno da Fiormonte a New York. E’ il racconto autobiografico che lo scrittore italo-americano esporrà al Mystfest di Cattolica nel 1990, invitato quale ospite straordinario. “… Mi chiamavo Salvatore Lombino. Mia madre Maria Coppola e mio padre, che faceva il postino, erano originari di Ruvo del Monte a nord di Potenza. Negli anni ’70 ho scritto la storia della mia famiglia in un libro che, secondo me, è il più bello che ho fatto finora, ma non è stato mai tradotto in italiano. L’ho intitolato “Streets of gold ” (le strade d’oro), cioè le strade d’America, nel ricordo di chi era costretto ad abbandonare l’Italia. Tuttavia, mio nonno diceva che quelle di Napoli, da dove si partiva coi bastimenti, rispetto a quelle di New York, gli parevano pulitissime. L’intento è anche quello di ricordare i tanti sfortunati immigrati negli Stati Uniti, che non sono più tornati a causa di diverse tragedie, come il naufragio dell’Andrea Doria e le tante morti bianche nei cantieri e nelle miniere americane”.

Angelo Bozza Bracuto

 

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The Birds – Dietro le quinte

 

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La locandina originale in Italiano